09 settembre 2006

Gildas - La conquista della Britannia


Riporto qui di seguito la presentazione del libro Gildas - La conquista della Britannia, da me tradotto e curato, avvenuta lo scorso 1 settembre 2006 a San Daniele del Friuli in occasione di HOBBITON XIII, evento annuale organizzato dalla Società Tolkieniana Italiana alla quale vanno i miei ringraziamenti per avermi dato questa occasione.

La conquista della Britannia (De excidio Britanniae) del monaco bretone Gildas il Saggio, è stato pubblicato nel giugno 2005 dalla casa editrice Il Cerchio Iniziative Editoriali di Rimini, e nasce come mia tesi di laurea, ad indirizzo filologico letterario, presso la Facoltà di Lingue e letterature straniere, dell’Università degli Studi di Udine.
Si tratta della prima traduzione italiana dal latino della fonte storica più antica di tipo insulare risalente al VI secolo d.C. che narra le vicende della Britannia dopo l’abbandono delle odierne Isole Britanniche da parte dei Romani e la storia degli scontri tra i Britanni e i successivi invasori dell’isola (Pitti e Scoti prima, Angli e Sassoni poi).

La figura di Gildas è poco conosciuta rispetto ai più noti Beda e Alcuino, infatti quel poco che sappiamo sul suo conto ci proviene da fonti tarde (le tre Vitae Gildae rispettivamente del XI sec. – ad opera dell’anonimo monaco di Rhuys -, del XII – di Caradoco Lancarbanense -, e del XIII –che riporta le precedenti versioni dell’Anglicus e dell’Armoricanus) che sono state contaminate da leggende sul suo conto sin da quando egli era in vita. Sappiamo che gli furono ascritti molti miracoli soprattutto connessi alla sua attività di ri-evangelizzazione delle regioni settentrionali della Gran Bretagna e della ristabilizzazione della disciplina monastica in Irlanda dove operò numerose conversioni tra gli abitanti che erano tornati al paganesimo. Famoso rimane il suo viaggio a Roma, dal qual tornò carico di libri, e la fondazione in Armorica dell’odierno monastero di St-Gildas de Rhuys, presso Vannes, dove si ritirò dopo i sessant’anni fino alla sua morte. Quella della sua morte, cioé il 29 gennaio dell’anno 570, è l’unica data certa che abbiamo poiché riportata dagli Annali della Cambria (composti nel X secolo).

La data di stesura del testo è convenzionalmente ritenuta essere l’anno 547 (desunto da alcuni indizi interni all’opera come ad esempio la morte per peste di re Maglocunus come terminus ante quem, e il riferimento al quadragesimus quartus annus, riferimento che Gildas fa su stesso riguardo all’età che avrebbe avuto alla stesura del testo), quindi 106 anni dopo il cosiddetto Adventus Saxonum, cioè l’arrivo dei Sassoni, che avvenne nel 441 (come riportato dai Chronica Gallica).

Ma cosa portò i Sassoni a invadere la Britannia? In realtà non una risoluzione diretta. Ma partiamo dall’inizio. La situazione della Britannia era sempre stata anomala rispetto al resto dei territori dell’impero romano: la posizione geografica periferica di questa isola la rendeva naturalmente distaccata dal resto del mondo, tanto da farne un alter orbis collocato al di fuori del vitale centro del mondo allora conosciuto, costituito dall’orbis Romanus, cioè da quell’insieme formato dai tre continenti e dalle isole del Mediterraneo.
Solo a partire dal I secolo a.C., dopo la spedizione di Cesare nel 55, si cominciò a designare con il termine Britannia la zona dell’isola occupata dai Romani. Un secolo dopo, nel 43 d.C., l’imperatore Claudio si vide costretto a fare una nuova campagna militare nell’Inghilterra meridionale per riaffermare l’autorità di Roma sui riottosi Celti , avremo altre rivolte, la più famosa quella di Boudicea o Boudicca regina degli Iceni nel 61.
Il patrimonio di conoscenze riguardo all’isola si arricchì con le spedizioni di Agricola a partire dall’anno 77 d.C., il quale accertò anche, per la prima volta, il carattere insulare della Britannia, aiutando così ad abbandonare quelle ipotesi fantasiose che erano state ricamate su di essa. Nell’anno 80 d.C. Roma aveva ormai sotto il proprio controllo la maggior parte dell’isola, in un territorio che comprendeva la zona a sud del Firth of Clyde e del Firth of Forth, che, con la costruzione del Vallum Antonini nel 143 d.C. e del precedente Vallum Hadriani nel 123d.C. tra il Firth of Solway e la foce del Tyne, costituivano una vera e propria linea di demarcazione che separava la Britannia Romana dal nord, abitato dai Pitti e dagli Scoti.

Sotto il dominio romano la Britannia godette di un periodo di pace, ricco di commerci e di contatti con il continente.

L’anno 410 è una data chiave. Nel 410 d.C. avvenne, infatti, una svolta dovuta al sacco di Roma da parte dei Visigoti di Alarico. Nell’anno successivo, il 411, l’imperatore Onorio richiamò le sue truppe e i Romani si videro costretti a rientrare in patria per difenderla; i Britanni si ritrovarono così a dover affrontare da soli i continui, e sempre più audaci attacchi di Pitti e Scoti. La soluzione adottata fu quella di chiamare in aiuto le tribù germaniche dei Sassoni, degli Angli e degli Juti; costoro si rivelarono ben presto più temibili dei precedenti nemici (all’interno del testo la giustificazione addotta dai Sassoni per la conquista della Britannia fu di avere poche derrate da parte dei Britanni come loro mercenari ): essi conquistarono la parte sud-orientale dell’isola (l’odierna Inghilterra), vi si trasferirono e resero schiavi quei Britanni che non si erano dati alla fuga.
Seguirono altre sanguinose battaglie tra Sassoni e Britanni, ma quando Gildas cominciò a scrivere, ormai tutto questo era finito da tempo e la Britannia, divenuta ormai anglosassone, stava vivendo un nuovo periodo di pace.


La conquista della Britannia ha la particolarità di essere considerata importante come opera storiografica senza però essere veramente di tale natura. Pur essendo basilare per le nostre conoscenze degli avvenimenti sul suolo britannico nel corso dei secoli V e VI d.C., in realtà si tratta di un sermone o, meglio ancora, una lettera sermone destinata alla lettura, che Gildas dedica nella forma di un compianto ai propri compatrioti, per redarguirli sul malcostume imperante nella società del periodo. Non può essere comunque limitata ad un unico genere letterario poiché al suo interno troviamo fusi vari generi come oltre l’epistolografia e l’omiletica, anche la storiografia anche se piegata a un determinato scopo, la retorica, la polemistica cristiana e il latino usato non presenta affatto le caratteristiche del latino tardo come ci si potrebbe aspettare, bensì è classicheggiante, ha una prosa elegante. Prosa che nella traduzione ho cercato di rendere il più possibile vicino all’originale.

La concezione della storiografia di Gildas è la tipica concezione cristiana della storiografia vista come Storia della Salvezza, dove Dio interviene continuamente nella vita degli uomini, è una Zeitauffassung lineare, un divenire storico concepito come alternarsi nei singoli avvenimenti dei piani della Provvidenza, rispetto alla Zeitauffasung ciclica tipica di greci e romani.

I barbari invasori stessi vengono visti come strumento della indignatio dei, inviati da Dio come punizione per l’indegnità morale e la corruzione degli uomini. La funzione escatologica sovvertitrice esercitata dai barbari dovrebbe stimolare negli esseri umani una rigenerazione spirituale e farli uscire da un degradamento generalizzato. Questa stessa visione fu comune a molti altri autori come Sant’Agostino, il vescovo anglosassone Wulfstan che la utilizzò nel suo Sermo lupi ad Anglos contro le invasioni dei Danesi, San Girolamo e altri.

Sempre all’interno di questa concezione, nell’opera di Gildas, vediamo che l’impero romano veniva visto come una fonte di diffusione del cristianesimo e la stabilizzazione stessa dell’impero significava una stabilizzazione del cristianesimo. Binomio Romani – Cristianesimo pervade l’opera dove i romani sono tutto ciò che c’è di buono e i britanni sono quelli corrotti e tormentati dalle invasioni a causa dei propri mali.

Certamente quella di Gildas non è né l’unica fonte letteraria della storia dei popoli d’Inghilterra, né la più sicura: abbiamo, infatti, il più conosciuto Beda con la sua Historia Ecclesiastica gentis Anglorum, Nennio che arricchisce l’Historia Brittonum, e Goffredo di Monmouth con l’Historia Regum Britanniae; però il fatto che nessuno di questi autori sia stato vicino dal punto di vista cronologico a questi importanti avvenimenti, come invece lo fu Gildas, ha fatto diventare Gildas stesso la fonte più importante per le opere storiografiche successive. Beda stesso ne riprenderà pari pari molti brani per inserirli nella sua opera (l'Historia ecclesistica gentis anglorum dell’anno 731), copiandovi addirittura intere sezioni, e altri autori successivi riconosceranno il valore della testimonianza di Gildas come fonte di primaria importanza.

La conquista delle Britannia è, infatti, un’importante fonte anche per la tradizione letteraria, ad esempio per la figura di re Artù, e gli avvenimenti in esso descritti diverranno la base di tutta la tradizione su questa figura mitica. Ambrosius Aurelianus, il vincitore della decisiva battaglia contro i Sassoni sul monte Badon (anno 516) verrà nelle opere successive identificato proprio come re Artu’. (Re Artù non è quindi menzionato direttamente nell’opera di Gildas, ma è comunque legato al nome di Gildas in quanto viene nominato nella seconda Vita Gildae dove si narra che Gildas gli avrebbe dato una penitenza). Quindi La conquista delle Britannia è una delle fonti primarie per la nascita di questa figura mitica.
E’ importante anche per altre figure della tradizione insulare, come Magnus Maximus che, anche se qui viene visto come un dittatore, diventerà l’eroico Maxen Wledig della tradizione gallese.

Quindi si tratta di una fonte importante sia storicamente, anche se non precisissima, sia letterariamente. Senza La conquista della Britannia di Gildas probabilmente non avremmo avuto molte delle opere che ci hanno permesso di conoscere il passato, propriamente storico o mitico che sia, dell’odierna Gran Bretagna.

Il libro è in vendita sul sito de Il Cerchio Iniziative Editoriali e presso la Società Tolkieniana Italiana